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Cappello alpino da Sottuficiale

Il cappello alpino venne adottato già  nella versione a bombetta del 1873, contemporaneamente agli Alpini, perché anche la Guardia  di Finanza era una specialità  di montagna, chiamata a vigilare sui confini.

La forma attuale venne adottata con l’Atto n.196 del 20 maggio 1910, pubblicato sul Giornale Militare a firma del Ministro Spingardi.

Il cappello è di feltro di pelo di coniglio di color grigio verde ed è formato di una coppa con calotta ovale e di una tesa rialzata posteriormente e degradante verso la parte anteriore ove risulta pressoché orizzontale. La tesa ripiegata su se stessa verso l’interno costituisce l’orlo del cappello e la ripiegatura è mantenuta da due cuciture a macchina parallele e distanti la prima mm.2 a 4 e la seconda mm.3 a 10 dall’orlo, (…). L’altezza della coppa è proporzionata alla taglia.

La penna lunga circa 25–30 cm, è portata sul lato sinistro del cappello, leggermente inclinata all'indietro, di corvo, nera, per la truppa, di aquila marrone, per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori e di oca bianca per gli ufficiali superiori e generali. La nappina, presente sulla sinistra del cappello, è il dischetto, a forma semi-ovoidale, nel quale viene infilata la penna.

Fregio normale della Guardia di Finanza (fiamma, cornetta e fucili), attualmente in metallo dorato, per tutti nappina gialla.

Fino a qualche anno fa veniva portato con l’uniforme da parata da tutto il corpo (eccetto il ramo mare), ora soltanto dalla Scuola Alpina di Predazzo (anche con l’ordinaria) e dagli ex finanzieri dell'ANFI (Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia), i quali lo indossano sugli abiti civili in occasione delle cerimonie e celebrazioni alle quali l'Associazione è invitata.

Per approfondimenti bibliografia nr. 85 - 86

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